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DON CIOTTI AL CAI: "ATTENZIONE ALLA SPECULAZIONE E ALLE MAFIE CHE RICICLANO IN MONTAGNA"

L’intervento di Don Luigi Ciotti al 101esimo Congresso del CAI a Roma: “La montagna nell’era del cambiamento climatico”


Il fondatore di Libera interviene al Congresso Nazionale del CAI che si è svolto a Roma il 25 e il 26 novembre. "Basta nuovi impianti di risalita e piste da bob. Investiamo invece nei servizi necessari per far rimanere i giovani in montagna e in nuove forme di turismo.

 

«Le mie montagne, che sono anche le mie radici, le porterò sempre dentro di me come un essenziale desiderio di bellezza e infinito. Sono nato a Pieve di Cadore, nel Bellunese, e sono orgoglioso di essere montanaro. E mi ha fatto molto piacere ritrovare le Dolomiti anche in Aspromonte, perché anche lì c’è quel tipo di roccia», esordisce così don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, nel suo applauditissimo intervento dal palco del 101° Congresso nazionale del Club Alpino Italiano che si è celebrato a Roma il 26 e 26 novembre.

   «Ma non possiamo permetterci di separare l’etica dalla bellezza. Le montagne, come per tanti, anche per me sono l’immagine di un cammino spirituale che ho cercato di percorrere con tutti i miei limiti. Hanno un’anima, e noi dobbiamo diventare capaci di ascoltarle e d’accoglierle. Mi hanno aiutato a guardare al cielo e a Dio, senza mai dimenticare le responsabilità a cui ci chiama la terra». E allora non si può non rileggere la Laudato sì, l’enciclica verde di papa Francesco e la recente esortazione apostolica Laudate deum, perché, osserva il sacerdote, “ci invitano a vivere la cura della casa comune e a non dimenticarci il passaggio fondamentale dalla transizione ecologica”.

 

 

 

 

   «Sono trascorsi otto anni dall’enciclica, ma le cose non sono migliorate, anzi», prosegue don Ciotti, che cita i passi dell’ultimo intervento del Papa quando invita tutti a fare attenzione a quei soggetti potenti che vogliono influenzare l’opinione pubblica quando hanno intenzione di avviare un progetto a forte impatto ambientale ed elevati effetti inquinanti: gli abitanti della zona dove si vogliono fare certe operazioni, vengono illusi, parlando di progresso locale che si potrà generare, e di opportunità economiche e occupazionali da cogliere. Ma, intanto, fanno i loro affari sporchi. È un inganno».

   E cita ancora un intervento del Papa dell’ottobre del 2022 in cui affermava: “voglio chiedere in nome di Dio alle grandi compagnie estrattive, minerarie petrolifere, forestali, agroalimentari di smettere di distruggere i boschi, le aree umide e le montagne di smettere di inquinare i fiumi e intossicare i popoli e gli alimenti”. «Che sintesi, che forza. Facciamola nostra», invita don Ciotti: «Perché siamo ormai a un punto di rottura e siamo chiamati tutti ad affrontare questa doppia crisi climatica e la riduzione della bio-diversità».

   E poi tornando a parlare delle “terre alte”, ricorda al popolo del CAI: «La montagna ha un storia lunga, ricca di valori, che oggi sembrano un po’ sbiaditi, consunti da parole svuotate di contenuti, come “sviluppo”, come la stessa “sostenibilità”. Tutti che parlano di “green”, ma poi dimenticano la storia passata della nostra gente, dei nostri montanari, che è fatta di una convivenza che aveva ben presente i limiti. Comunità nate coi valori della cooperazione, della solidarietà della redistribuzione dei beni; cresciute con la necessità di coltivale al meglio i pascoli e tenere i boschi. Oggi dobbiamo chiederci quanto rimane di questi valori e perché la montagna si sia lasciata omologare ai bisogni delle città e dei cittadini».  Alcuni la amano, altre la usano, la consumano, denuncia il fondatore di Libera che poi pone interrogativi a cui non si può sottrarre chiunque abbia a cuore l’ecosistema montagna e si batta contro il grave spopolamento delle valli: «Perché questo strappo tra la cultura del passato e il vivere di oggi? Dove stanno i servizi essenziali per le persone che vivono in montagna? La salute, la scuola, la cultura, la banda larga? I nostri monti sono sempre più impoveriti di servizi. E ciò toglie libertà e dignità alla nostra gente. Perché i suoli fertili sono stati erosi dalla cementificazione selvaggia e da un’urbanistica cieca? Perché la grande speculazione riguarda anche le “alte quote”? Chi sono questi imprenditori che fanno investimenti con pochi controlli?». E qui l’ennesima denuncia: «Abbiamo scoperto forme di riciclaggio anche di organizzazioni criminali mafiose che vanno a investire in zone montane stupende. E c’è chi concede loro deleghe in bianco non tenendo conto di tutto questo».

 

 

   Invece, osserva ancora don Ciotti, “Abbiamo bisogno di comunità energetiche rinnovabili, di cooperative legate a produzioni biologiche, e la politica deve fare qualcosa di più in questo senso. Abbiamo bisogno di incentivare una nuova filiera che metta insieme agricoltura, turismo cultura e storia. Abbiamo bisogno di coltivare il valore della biodiversità, ma anche quella culturale; servono nuove aree protette in quota per creare professioni diverse. Abbiamo ragazzi che hanno saperi nuovi e che vorrebbero portare il loro contributo nelle loro terre. Diamo loro una mano a rimanere, invece che spendere soldi per piste da bob inutili. Ritorni l’acqua ad essere un bene pubblico. i parchi sono risorse naturali straordinarie che vanno tutelate e valorizzate e cosa ci impedisce di farne altri?». E rilancia la proposta del “Parco del Cadore” che raccoglie i gruppi di Antelao, Marmarole e Sorapiss.  «Dobbiamo, insomma, favorire una nuova frequentazione della montagna. Invece - conclude Don Ciotti - gli impianti da sci sono sufficienti. Facciamo in modo che funzionino bene. Non c’è bisogno di turbare ulteriormente l’ambiente». 

 

Tratto da Famiglia Cristiana