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Luoghi della memoria della Grande Guerra: il libro "Cent'anni sull'Altopiano"

Disponibile sia in versione cartacea che digitale


 

Nel Triveneto l’aspetto delle foreste è in gran parte frutto di un secolare lavoro di cura da parte dell’uomo. Tipologia ed età degli alberi testimoniano eventi del passato, come i rimboschimenti in seguito alle devastazioni della Grande Guerra. Boschi di abete rosso, alberi spesso coetanei sono stati i più colpiti dalla tempesta VAIA. Nell’accostare le immagini del fronte della Grande Guerra con quelle del passaggio della Tempesta Vaia sono emerse delle singolari analogie: singolare la coincidenza cronologica, singolare la somiglianza nei dettagli della devastazione, boschi distrutti, tronchi spezzati e divelti, vallate sconvolte.

Il luogo dove maggiormente si sono riscontrate queste analogie è stato L’Altopiano di Asiago, luogo che come pochi degli altri ha sofferto le alterne fortune dei quattro anni di lotte, che in quella zona non furono mai appannaggio totale di uno dei due schieramenti.

Allora il paesaggio “fu deformato per renderlo fruibile” agli eserciti che si fronteggiavamo. La distruzione dei boschi e delle case allora fu consapevole, progettuale, con la tempesta VAIA la distruzione fu casuale ma non meno cruenta, una ennesima ferita al paesaggio dell’Altopiano di Asiago.

Questo è un libro scritto a più mani: Daniele Zovi ci parlerà dei boschi a partire dall’800; Raffaele Cavalli ci racconterà dei danni provocati dalla guerra ai boschi dell’Altopiano. Paola Favero ci spiegherà come i cambiamenti climatici causati in larga parte dall’uomo siano la causa.
Dopo la distruzione dei boschi dell’Altopiano di Asiago per motivi bellici, vi fu la ricostruzione dei boschi così come dopo la tempesta VAIA, ma con l’esperienza maturata 100 anni fa. Marco Pellegrini entrerà nel merito della “ricostruzione forestale” tra il tradizionale e le nuove linee. Concluderemo con un quadro riguardante tutti i numeri della tempesta VAIA, località interessate, ettari di foresta abbattuti dal vento e il numero di alberi schiantati e alla fine Daniele Savio delle tecniche di telerilevamento utilizzate per monitorare gli schianti da vento.
Non potevo non concludere questa breve introduzione con Mario Rigoni Stern scrittore che tra la natura dell’Altipiano di Asiago ha ritrovato la pace dopo gli orrori vissuti come militare durante la seconda guerra mondiale. Uno scrittore che potremmo definire tra i primi ecologisti, ritenendo che l’identità dell’uomo si definisca e si strutturi grazie al rapporto con la natura in una relazione reciproca, ricca di implicazioni, ambientali culturali e antropologiche.

Quante cose ancora non sappiamo, e tante ne abbiamo perduto progredendo. Con il popolo degli alberi i nostri antenati avevano un rapporto più diretto ma anche più conoscitivo e rispettoso in forza di religione e per sensibilità. Quando gli uomini vivevano dentro la natura, gli alberi erano un tramite di comunicazione della terra con il cielo e del cielo con la terra.
(Tratto da “Arboreto Salvatico” di Mario Rigoni Stern, Asiago 9 luglio 1996)


Renato Frigo
Presidente
Gruppo Regionale Veneto del Club Alpino Italiano

 

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